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srijeda, 26.10.2011.

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  • A CCTV Camera with built-in web server computer. More info.

  • A webcam is a video capture device that is connected to a computer or computer network, often using a USB port or, if connected to a network, ethernet or Wi-Fi.





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  • A ferry port in Kent, on the coast of the English Channel; pop. 34,300. It is mainland Britain's nearest point to the Continent, being only 22 miles (35 km) from Calais, France

  • The capital of Delaware, in the central part of the state; pop. 32,135

  • Dover is a town and major ferry port in the home county of Kent, in South East England. It faces France across the narrowest part of the English Channel, and lies south-east of Canterbury; east of Kent's administrative capital Maidstone; and north-east along the coastline from Dungeness and

  • Dover is a train station in Dover, New Hampshire served by Amtrak, the national railroad passenger system. Despite the station house's old-fashioned appearance, it was actually built in 2003.

  • An industrial city in southeastern New Hampshire; pop. 26,884

  • the capital of the state of Delaware











L'ultimo viaggio di Sandro Curzi




L'ultimo viaggio di Sandro Curzi





da Liberazione

L'ultimo viaggio di Sandro Curzi e iniziato ieri all'una, in una piazza michelangiolesca del Campidoglio, spazzata dal vento gelido, tra applausi e pugni chiusi alzati al passaggio dell'auto funebre

Checchino Antonini

L'ultimo viaggio di Sandro Curzi e iniziato ieri all'una, in una piazza michelangiolesca del Campidoglio, spazzata dal vento gelido, tra applausi e pugni chiusi alzati al passaggio dell'auto funebre. Poco piu di un'ora prima, la figlia Candida aveva dato il via alla commemorazione leggendo le parole commosse di Pietro Ingrao. Seguiranno gli interventi di Walter Veltroni, Fausto Bertinotti, Claudio Petruccioli e, infine, il ricordo del compagno di sempre, il regista Citto Maselli. Sguardo incrinato dalle lacrime e il pugno alzato, nel silenzio della Protomoteca gremita all'inverosimile rotto ogni tanto dagli applausi. Piangeva e sorrideva la gente al funerale, l'ultima "conferenza stampa", del popolare giornalista.
Un sorriso era riuscito a strapparlo Walter Veltroni a Candida, la figlia di Alessandro Curzi, quando ha ricordato l'episodio dei soldati iracheni che si arresero nella prima guerra del Golfo a una troupe del "suo" Tg3. «Le vite belle (dira citando il titolo del giorno prima di Liberazione per il suo amato ex direttore) sono quelle che hanno un senso, non quelle comode». Era un sorriso, quello di Candida, che veniva da lontano. Da quando la figlia del giornalista comunista s'era trovata sui banchi del liceo con il futuro leader dei giovani comunisti romani, poi sindaco della citta e, infine, capo del partito che ha ereditato un pezzo della storia del Pci. L'altro pezzo di quella storia ha preso parola per bocca di Fausto Bertinotti - ex segretario di Rifondazione comunista e presidente della Camera dei deputati nella passata legislatura - e, prima ancora, con la lettera di Pietro Ingrao letta da Candida dal micorfono piazzato a capo della bara. Di fronte al feretro le autorita, Gianni Letta, il sindaco Alemanno, Nicola Zingaretti presidente della Provincia, il "governatore" Marrazzo, il presidente della Camera Finie tutta la dirigenza Rai. Sullo sfondo il drappo dell'Anpi della Capitale, citta medaglia d'oro della Resistenza. «Non ci sono altri uomini che possano raccontare Sandro e le sue scelte di vita come puo fare Ingrao», sara il commento della figlia del cronista de l'Unita e di Paese Sera , dell'animatore del movimento dei giornalisti democratici, poi "inventore" del Tg3, direttore di Liberazione tra il '98 e il 2004, infine consigliere di amministrazione della Rai. Ingrao, patriarca ormai di quella generazione, lo conobbe «poco piu che adolescente» durante quello che definisce il «miracolo della riscossa», la Resistenza. Curzi scrisse il primo articolo per l'Unita clandestina. Da li crebbe la sua capacita di «sfruttare ogni spazio della tv - dira Ingrao - contro le arroganze dei poteri borghesi». «Sempre dalla parte di chi aveva meno», gli riconosce anche Veltroni tributando omaggio a chi «ha inventato qualcosa che ancora non c'era»: il linguaggio del suo tg che nasceva da una concezione innovativa del servizio pubblico.
«Regista di fatti, di situazioni, movimenti, persone»: la sintesi di Bertinotti e quanto mai felice. Ricorda la capacita di contagio» del dirigente nazionale del Pci e il «comunista romano» ossia la sua gramsciana connessione sentimentale col popolo. Erano i tempi in cui il partito comunista era, citazione di Pasolini, «un paese nel Paese». Poi Curzi, deluso dal Pds, sarebbe approdato a Rifondazione. Ma anche li a «combattere incrostazioni e settarismi», dice Bertinotti, segretario in viale del Policlinico quando l'altro era direttore di Liberazione e gli insegno «la religione dell'autonomia del giornale». «Di parte, partigiano, ma sempre curioso della verita interna del ragionamento dell'altro - continua l'ex leader del Prc - la sua bussola era il "bene" da lui non impropriamente chiamato comunismo».
Le poltrone a destra della bara, dirimpetto ai familiari, non sono state sufficienti a ospitare tutti i "ragazzi" che aveva fatto crescere Curzi - solo per citare: Claudio Fracassi, Bianca Berlinguer, Federica Sciarelli, Furio Colombo, Lucio Manisco, Mannoni, Santoro, Sassoli, Zavoli, Agnes, Luciana Castellina, Ettore Scola, Ugo Gregoretti, tre generazioni di giornalisti e poligrafici fino a Claudio Petruccioli che pronuncera uno dei cinque discorsi, ecc... - e i colleghi con cui aveva preso parte ad avventure giornalistiche su carta, etere, web. Ha attraversato ogni spazio, Curzi, l'ultimo pezzo l'aveva scritto per il sito di Articolo 21. Tra i fiori rossi - astunie e rose - spiccavano la copia del "suo" giornale del giorno prima, sistemata sulla cassa, e le bandiere che potrebbero recintare il suo vasto mondo. Dal drappo partigiano a quello della Lazio, dalla bandiera del Pci a quella di Rifondazione comunista portate dal circolo intitolato al nostro Ivan Bonfanti. Costrett











di Ricardo Levi un ricordo vile




di Ricardo Levi un ricordo vile





Il “democratico” Ricardo Levi, come un pedofilo recidivo, ci riprova: dopo il fallito tentativo di violenza alla liberta del web perpetrata quand’era portavoce di Romano Prodi, e rimasto impunito e appostato nel sottobosco della politica per un altro anno, prima di sfilare di nuovo l’arnese a tradimento! Stavolta e riuscito a infilarlo in quel posto alla liberta. Protetto da 2 guanti perversi marca Pd-Pdl.

Lo stupro e stato udito da un cittadino informato che in quel sottobosco vigilava. Lo ha subito raccontato alla piazza libera del web trasformandolo in atto osceno in luogo pubblico. Reato punibile in un paese normale, non in Italia. Come un pedofilo recidivo impunito, Ricardo Levi e stato lasciato fare. La sua violenza alla liberta, camuffata da decretino legge degno del peggior regime comunista, intende ferire i blogger. Secondo le direttive che la Camera approvera a breve, i blog non saranno piu spazi liberi. Dovranno essere iscritti al Registro operatori della comunicazione per essere assoggettati alle regole fasciste della stampa. Chi non si adeguera alla norma fara stampa clandestina. Si rischiera una condanna per reato di liberta.

In questo modo, per i rappresentanti della casta sara piu facile scatenare una grandinata di denunce e querele dagli uffici legali, pagati coi fondi pubblici all’editoria nel caso di giornalisti, pagati coi fondi pubblici di partito o comunali nel caso si tratti di deputati o sindaci. I blogger bersaglio degli attacchi e delle intimidazioni, che non godono di finanziamenti, per difendersi dalla casta dei vecchi parassiti, saranno costretti a mettere mano ai propri portafogli per prendersi un avvocato. Accusati di amare la liberta della piazza rischieranno di dover pagare i perversi capricci pedofili di chi sta barricato dentro il sottobosco.

Italia dei valori, tramite il blog di Antonio Di Pietro, ha ricordato che l’iniziativa Arrestateci tutti serve proprio a sostenere le difese legali dei blogger che finiranno nel mirino. Posso confermare la bonta di quelle promesse perche io, con la vicenda del sindaco di Bitonto, sono stato il primo che ha avuto la fortuna di potersene servire. 2 avvocati di Roma hanno preso le mie difese, hanno risposto alle lettere intimidatorie che mi erano state recapitate in settembre dal deputato avvocato Francesco Paolo Sisto, ed ora, a distanza di quasi 3 mesi, non ho ancora avuto ulteriori risposte.

La mission e chiara: il “decretino Ricardo Levi” dovra ammansire quei 10 - 15 blogger italiani liberi che sbugiardano le perversioni del potere corrotto con un’informazione libera, naturale, vera, limpida come le parole semplici e dirette che la rendono neutrale e inattaccabile. I perversi cronici legalizzano lo stupro della liberta praticato nel buio del sottobosco. Non tollerano i riflettori dei blogger che quella stessa liberta la corteggiano in piazza con la livella della Rete.
Ricardo Levi, come un pedofilo recidivo, l’anno scorso si scuso del tentativo di stupro dicendo “No ai bavagli, i blogger stiano tranquilli” dopo che Beppe Grillo lo sbugiardo sul suo blog. Erano bei tempi se consideriamo che all’epoca potevamo rimediare almeno con un Silvio Sircana che parlava ai transessuali.

Oggi col Pd-Pdl che stanno legalizzando le perversioni pedofile del sottobosco politico la liberta ne uscira stuprata e pure colpevole di esistere. L’Italia si guadagnera il tentativo di primato di censura della Rete. Tanto criminale quanto patetico, visto che la Rete non si ferma. Io nemmeno perche difendo la mia liberta di sostenere che i pedofili sono dei vili poiche abusano della fiducia dei bambini. Chi violenta i bambini violenta la vita e il proprio futuro. Ricardo Levi e un vile stupratore della liberta. Io sono un recidivo della liberta. Abbasso i vili pedofili









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